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Sergio Cammariere inebria
l’Arena Villa Vitali: “Grazie Fermo”

Sold out per la seconda data del festival “Jazz e non solo Jazz”: il cantautore calabrese strega il pubblico che ha gremito il teatro all’aperto (nel pieno rispetto delle disposizioni anti Covid) e lo coinvolge con il suo trio intonando “Tutto quello che un uomo”

di Silvia Remoli

FERMO – Si può descrivere un tramonto emozionante? Si può raccontare un ottimo gelato? Forse si può rendere l’idea, ma non riprodurre alla perfezione uno spettacolo di sensi a chi non ha potuto assaporarlo di persona. E questo pensiero è di certo condiviso dai fortunati che ieri sera hanno potuto assistere al concerto di Sergio Cammariere: infatti, i 390 biglietti emessi, numero massimo di posti a disposizione a causa delle normative anti-assembramento, erano già  esauriti da giorni.

Una notte incantata 

Sono state le note di“Gabriel’s oboe”, dell’immenso Ennio Morricone, ad inaugurare la serata che si è aperta con l’esibizione di Luciano D’Abbruzzo, vincitore della 14ma edizione del Premio Fabrizio De Andrè. 

E poi è arrivato lui, il maestro Sergio Cammariere, che si aggiusta lo sgabello al piano, mentre Luca Bulgarelli imbraccia il suo contrabbasso e Amedeo Ariano si siede alla batteria.

Iniziano a suonare e tutto appare perfetto: le stelle brillanti in un cielo terso (ripulito dal temporale del giorno precedente), i grilli che tengono il tempo, le luci di palco che si riflettono sulle perfette laccature del gran coda nero e del rosso contrabbasso e sui luccicanti piatti della batteria percossi dalle sapienti bacchette. Artisti e pubblico si sono fusi cantando il grande successo “Tutto quello che un uomo” e un sincero “Grazie Fermo!” ha riecheggiato durante l’inchino finale sotto un lungo applauso scrosciante. 

Numeri, scaletta e curiosità

In tre sul palco ma, dalla rotondità dei suoni e dalla pienezza acustica delle casse armoniche degli strumenti, si aveva la sensazione di ammirare l’esibizione un’intera orchestra: merito anche della maestria di  Bulgarelli che pizzicava le quattro corde spesse e di Ariano che accarezzava il rullante con le spazzole, accompagnando così, con raffinatezza e disinvoltura, i martelletti azionati dal protagonista della serata seduto alla tastiera bianconera.

Erano in 390 ad occupare le sedute dell’Arena Villa Vitali (che però, ad onor del vero, ne potrebbe ospitare quasi quattro volte tanto), ma anche loro, cantando, ondeggiando sul posto (vietato ballare e dimenarsi, si sa!), accendendo le torce dei telefonini durante i successi dell’artista, tenendo il ritmo con le mani, hanno fatto arrivare un’onda di affetto tale da far intendere che, in un anno senza pandemia, i posti tenuti obbligatoriamente vuoti sarebbero stati riempiti ed il sold-out sarebbe stato davvero reale; quindi ci si augura che in un futuro non tanto lontano cambi il colpo d’occhio e si possa assistere, rivolgendo lo sguardo alla platea, ad un puzzle senza pezzi mancanti.

Tra gli spettatori il sindaco Paolo Calcinaro che ha fatto gli onori di casa, il suo vice nonché assessore alla cultura Francesco Trasatti ed altri rappresentanti dell’amministrazione comunale, tra cui l’assessore allo sport Alberto Maria Scarfini ed i consiglieri Giulio Pascali e Cristian Falzolgher, tutti ovviamente soddisfatti per la riuscita della serata, in special modo per il messaggio di speranza  e di ripresa nei confronti del mondo dell’espressività artistica,  anch’esso in grave difficoltà a seguito del lockdown.

15 i brani eseguiti ma, intendiamoci, non si è trattato delle tracce di tre minuti che si sentono passare alla radio, proprio no. Ogni pezzo è stato arricchito da improvvisazioni e nuovi arrangiamenti, sperimentazioni estemporanee, botte e risposte tra gli strumentisti che sembravano giocare ad “acchiapparella” rincorrendosi su un pentagramma immaginario, divertendosi come gli Aristogatti, disquisendo su un mi bemolle che creava un certo rimbombo (e chi se era accorto?!) , stravolgendo la scaletta, chiedendo al pubblico di fare da Juke-box, insomma, come ha detto sorridendo ai presenti Sergio Cammariere “Non so se si capisce, ma stiamo andando un po’ a braccio stasera”; per fortuna, verrebbe da commentare. 

Parola d’ordine: “Situation”. Anche ieri sera il maestro Cammariere ha pronunciato la parola inglese che nel Sanremo 2013 (anno del suo podio accanto ad Alexia e Britti) ispirò la Gialappa’s Band a farne un tormentone, tanto che gli artisti (tra cui De Andrè, Leali, D’angelo e la stessa vincitrice dell’edizione), ironicamente, la ripetevano in diretta all’Ariston spiazzando il veterano Pippo Baudo. 

Questa la setlist: Cambiamenti del mondo, Con te sarò, Sorella mia, Non mi lasciare qui, Nessuna è come te, Padre della notte, L’amore non si spiega, Per ricordarmi di te, Cantautore piccolino, Tempo perduto, Tutto quello che un uomo, Dalla pace del mare lontano, Mano nella mano.

Generoso sul palco, sfuggente fuori

Che il cantautore calabrese fosse un personaggio sui generis lo si sapeva già: vive per la musica, nei suoi live esprime con estrema generosità la sua arte, ma appena scende dal palco scappa via. Esattamente come è accaduto ieri sera. Terminata l’esibizione è sfuggito ad ogni richiesta per l’imminente bisogno di rientrare nella capitale. E, mentre un’auto lo riportava velocemente a Roma, c’è chi magari si aspettava una foto, un autografo, un’intervista… ma va bene così. Dopo un check sound serrato e una cena in solitaria, ci si poteva aspettare che Cammariere fosse schivo e, alla luce di quanto si è visto svolgersi sul palco, glielo si concede volentieri questo ritiro improvviso. Timidezza? Riservatezza? Sprezzo dei fronzoli esterni alla musica? Poco importa: se questo è il prezzo da pagare per uno spettacolo del genere beh, allora, ben venga l’atteggiamento restìo e chiuso, magari semplicemente volto a ritrovare la giusta concentrazione per realizzare il prossimo capolavoro. Ma lo si è lasciato andare via a malincuore, esonerandolo dal rispondere ad una sequela di curiosità che, chi scrive, spera comunque di soddisfare alla prossima occasione.

Gli avrei voluto chiedere cosa ha provato alla scomparsa del grande Morricone, proprio lui che ha ha nel palmares prestigiosi premi internazionali quale autore di colonne sonore (solo per citarne una, “L’abbuffata” di Calopresti è opera sua; inoltre ha interpretato anche la soundtrack della versione italiana Disney de “La principessa e il ranocchio”); se avesse festeggiato il ritorno in serie A del Crotone, sua città nativa,  che come inni ha “Ma il cielo è sempre più blu” e “A mano a mano” di Rino Gaetano, nonché suo cugino di secondo grado; se conosce ed apprezza i paesaggi delle nostre amate Marche, visto che vi tornerà a novembre per il Macerata Jazz Winter; che rapporto ha con la leggerezza, la comicità e l’autoironia, lui che è etichettato come poeta dell’amore profondo, serio ed impegnato, ma che sul palco non si risparmia battute, complici scherzi e risate di intesa con i suoi compagni di avventura; come ha vissuto il lockdown, se ha scoperto nuovi interessi, affinato ulteriori doti personali o se ha temuto per la sua passione più grande: la musica, appunto. E tanto altro ancora. 

Sergio Cammariere trio: al piano Cammariere, al contrabbasso Luca Bulgarelli, alla batteria Amedeo Ariano

Il saluto iniziale del sindaco Paolo Calcinaro

Sergio Cammariere ringrazia Fermo per il calore e l’ospitalità

Sergio Cammariere “gioca” sul palco con Luca Bulgarelli ed Amedeo Ariano

da sinistra Amedeo Ariano, Sergio Cammariere e Luca Bulgarelli

 


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